Bruno Costantini, nell’editoriale del Corriere del Ticino del 6 luglio 2017, rimarcava che il polo turistico congressuale di Lugano era uno dei progetti fondamentali per il futuro della città e del Ticino. Il progetto, comprendente struttura congressuale, alberghi e negozi, in gestazione da anni, fa però molta fatica a decollare. Le ragioni non sono da ricercare nella politica cittadina, ma nel fatto che il concetto risulta economicamente e turisticamente non molto interessante: richiede investimenti importanti per realizzarlo; comporta costi di gestione alti e non ha un visione sufficientemente ampia.
Il Municipio di Lugano dovrebbe rifarsi maggiormente al concetto del Palais des Festivals et des Congrès di Cannes che è incentrato sull’offerta congressuale, mentre per i servizi turistici e alberghieri, si appoggia interamente su quanto esiste nel territorio. Nel 2020, con l’apertura della galleria del Ceneri, la stazione di Lugano si troverà a pochi minuti dai maggiori centri del Ticino.
Un centro congressi localizzato in stazione potrebbe fare capo, per la parte alberghiera e turistica, all’offerta già esistente a Lugano e in Ticino. Gli ospiti pernotterebbero nel Bellinzonese, Gambarogno, Locarnese, Luganese, Mendrisiotto, nelle Valli e potrebbero recarsi velocemente al centro congressi. Avrebbe collegamenti veloci con i maggiori centri svizzeri e del nord Italia, negozi aperti tutto l’anno e beneficerebbe della variegata offerta turistica di tutto il Ticino, fatta di alberghi, appartamenti, negozi, ristoranti, mercati, piazze, sentieri, laghi, montagne, villaggi, castelli, musei, casinò, centri culturali, sportivi, di divertimento e di benessere.
La struttura centrale potrebbe essere completata con sale riunioni in prossimità delle principali stazioni del Ticino, sviluppate e gestite con una visione d’insieme che accrescerebbero le capacità complessive e nel contempo potrebbero servire ai fabbisogni locali. La struttura distribuita farebbe affluire clienti nei mesi poco frequentati e avrebbe ricadute positive anche per l’economia, l’agricoltura, i trasporti e l’offerta culturale. Tralasciando la parte alberghiera, l’ente pubblico potrebbe concentrarsi nel creare un’infrastruttura congressuale all’avanguardia, capiente e nel contempo flessibile, in grado di ospitare eventi importanti e altri di taglia media e piccola.
Per Lugano il momento è particolarmente propizio, perché sta ridisegnando l’assetto urbanistico della stazione e della Trincea ferroviaria. La pianificazione trarrebbe grande beneficio dall’inserimento di un centro congressuale, perché gli ingenti investimenti, necessari per migliorare l’assetto viario e valorizzare gli ampi spazi, risulterebbero economicamente sostenibili. Definiti i fabbisogni e contenuti, sarebbe addirittura possibile promuovere un concorso d’idee per realizzare un’opera spettacolare, in grado di trasformare l’area della stazione di Lugano in un gioiello paesaggistico e architettonico. La chiave di volta per la riuscita del progetto è però di pensare a un centro congressuale per il Sud delle Alpi. Si tratta di riprendere il modello vincente usato per la creazione dell’Università della Svizzera italiana. Una struttura questa cresciuta nel tempo, con diversi investimenti incentrati su Lugano, ma che ha tratto forza dall’essere immaginata assieme al cantone e dall’avere coinvolto e fatto crescere tutte le regioni del Cantone.
Domenico Zucchetti